ESAME DI COSCIENZA – I mezzi di santificazione

Che il quotidiano esame di coscienza sia un importante mezzo di perfezione cristiana è indicato dall’autorità dei Padri della Chiesa

 

ESAME DI COSCIENZA – I mezzi di santificazione

 

Ci sono due tipi di confessione per cui una persona devota può cancellare i peccati che macchiano la sua coscienza:

la prima è la sacramentale, fatta ai piedi di un confessore; l’altra è totalmente segreta, e si svolge tra Dio e l’anima, con l’esclusione di ogni altra persona; e questa è chiamato

 

“l’esame di coscienza quotidiano”, perché esso viene generalmente praticato ogni giorno onde raggiungere la purezza di cuore ed il progresso nella perfezione.

In entrambi i tipi di confessione, sono necessarie, perche siano efficaci, la ricerca del peccato e l’umile dolore, allo scopo di emendarsi. In entrambi i casi, dobbiamo accusarci dei nostri peccati: nel primo caso, attraverso le orecchie del sacerdote, nel secondo, alla presenza di Dio.

Se in questa solitaria accusa di noi stessi, il nostro pentimento raggiunge la contrizione perfetta, sia nell’uno che nell’altro tipo di confessione, si ottiene il perdono ed il ripristino della purezza della nostra anima.

C’è, tuttavia, questa differenza, che quando uno è colpevole di un peccato grave, è un obbligo grave di renderlo noto nella Confessione sacramentale, altrimenti ricadrebbe nuovamente sotto la giustizia di Dio per la sua negligenza rispetto ad un gravoso comandamento divino.

Ma anche quando si è consapevoli solo di colpe più lievi, si è tuttavia ancora tenuti a confessarle nella Confessione sacramentale, cosa persino necessario, come abbiamo visto sopra, se la persona aspira alla perfezione, in modo tale da poter essere in grado di ottenere la purezza della coscienza che, più di qualsiasi altra cosa, ci dispone all’amore perfetto di Dio.

Ciò nonostante, la confessione che facciamo a Dio da soli ha alcuni vantaggi rispetto alla Confessione sacramentale: infatti la possiamo fare in qualsiasi luogo, a qualsiasi ora, in qualsiasi momento; infatti, ogni volta che scegliamo che non sia il caso di ricorrere alla Confessione sacramentale, non abbiamo necessità della presenza fisica di un prete come ministro, né di convenire in un determinato luogo ad un’ora fissa.

Avendo poi nel presente articolo già parlato della Confessione sacramentale, che è affidata ai ministri della Santa Chiesa, non sarà fuori luogo trattare ora di questo altro tipo di confessione, che, senza l’intervento di qualsiasi ministro, e fatta davanti a Dio, non è altro che il “quotidiano esame di coscienza”.

 

ESAME DI COSCIENZA - I mezzi di santificazione

 

E si deve trattare di questo argomento più volentieri, poiché esso è un mezzo tanto importante per acquisire la purezza di cuore e di conseguenza per il raggiungimento della perfezione.

Questo sarà indicato nel presente capitolo, con l’autorità dei Santi Padri, e in quello seguente, con prove intrinseche.

San Basilio dice: “Alla fine di ogni giorno, quando tutte le nostre fatiche, sia corporali che mentali, sono state portate a conclusione, ognuno, prima di ritirarsi a riposare, dovrebbe indirizzare se stesso verso un attento esame della propria coscienza, al fine di scoprire i peccati che ha commesso durante il giorno appena trascorso.

Sant’Efrem, un autore di così grande autorità nella Chiesa primitiva, paragona questo esercizio ad un mercante che, mattina e sera, ordina i suoi conti e poiché è ansioso di veder prosperare i suoi affari, diligentemente esamina quali siano stati i suoi guadagni e quali le sue perdite. E così dovremmo fare anche noi, dice il Santo, se abbiamo il desiderio di progredire nella perfezione cristiana: sia mattina che sera dobbiamo esaminare lo stato dei nostri conti e gestire il traffico spirituale che noi stiamo portando avanti davanti a Dio.

Per venire più nei particolari egli scrive: “di notte, ritirandoti nel chiuso del tuo cuore, tu dovresti interrogare te stesso, dicendo: “ho io in questo giorno offeso il mio Dio in qualche punto? Ho proferito parole inutili? Ho, per negligenza o disprezzo, omesso di fare ogni buona azione come avrei dovuto? Ho ferito i sentimenti del mio prossimo in qualche particolare? La mia lingua ha ceduto a qualsivoglia tipo di detrazione? .. e così via.

E quando arriva il mattino, si esamina di nuovo come gli affari ed il traffico spirituale abbiano proceduto nel corso della notte passata. “Ho avuto qualche cattivo pensiero, sono stato negligente nell’indugiare su di essi?’”.

Si conclude allora decidendo, qualora avessimo scoperto qualsiasi tipo di peccato o mancanza, che questi devono essere cancellati da sincero pentimento e lavati via con le lacrime della contrizione. – Avete mai osservato con quanta esattezza e diligenza il padrone di una casa regola le sue incombenze domestiche?

Ogni giorno egli chiama il suo intendente, tiene conto della sua spesa, insistendo su di una accurata relazione del tutto; egli esamina tutto con cura per vedere se le spese fatte siano state superflue o stravaganti, o se, al contrario, siano state troppo limitate ed insufficienti.

E fa questo per modo che egli non vada oltre le sue possibilità, né discenderne al di sotto in ciò che è necessario ed opportuno al corretto sostegno della sua famiglia. Allo stesso modo dovremmo agire nel regolare noi stessi.

Nel nostro piccolo mondo interiore, la padrona che comanda è le facoltà dell’anima, mentre i sensi del nostro corpo sono i servi dai quali essa deve pretendere obbedienza e sottomissione.

Lasciate poi le motivazioni per evocare i poteri dell’anima nel chiedere conto ogni giorno di ciò che hanno fatto. Lasciate che siano chiamati alla comprensione ed al rendiconto dei proprii pensieri per esaminare se questi siano stati vanitosi, orgogliosi, risentiti, impudichi, o al contrario animati da amore fraterno, e se essi si siano intenzionalmente o involontariamente soffermati su tali soggetti.

Lasciate che si evochi la volontà di dar conto dei proprii affetti, se siano stati cioè peccaminosi o imperfetti od abbiano trovato consenso volontario. Lasciate rigorosamente esaminare tutti i sensi del corpo: gli occhi devono essere valutati se siano stati intuitivi, immodesti, o troppo liberi e sfrenati;

La lingua deve essere esaminata per quanto riguarda le parole pronunziate: sono state esse offensive, impudiche, rabbiose, o al contrario avare di carità? Le orecchie, il tatto, il gusto, le mani, tutti devono essere chiamati a rendere conto esattamente di tutto ciò che hanno fatto. Successivamente, con un profondo pentimento dobbiamo correggere qualunque cosa scopriremo essere stata disordinata e peccaminosa, e tutto deve essere reimpostato con ordine, con il nuovo obiettivo, fermo e risoluto, di un emendamento.

Da questa ricerca quotidiana in ogni nostra azione, si trarrà motivo di regolare tutto con giustizia ed esattezza e faremo un facile, rapido e sicuro progresso verso la perfezione alla quale siamo chiamati.

Questo confronto è mutuato interamente da San Giovanni Crisostomo, che si prodiga al fine di mostrare l’importanza di questo esame di coscienza quotidiano, e ci esorta alla pratica costante dello stesso. – San Gregorio Magno dice dal suo canto, che chi non riesce a esaminarsi ogni giorno in tutto ciò che ha fatto, ha detto, e ha pensato, sia a casa con se stesso, che alla presenza di astanti, vive solo una vita esteriore con la possibilità conseguente di perdere di vista complessivamente la sua perfezione.

San Bernardo ci assicura che se ci sapremo esaminarci, mattina e sera correggendoci prima o poi, facendone la regola della nostra vita, mai cadremo in una qualsiasi colpa grave.

E per non stancare il nostro gentile lettore col citare molteplici e lunghi testi, voglio solo aggiungere che S. Doroteo, uno dei primi Padri, pur raccomandando l’esame di coscienza come uno dei mezzi più sicuri per mantenere l’anima pura e senza macchia, dice, che questa lezione era stata tramandata a suo tempo dai suoi antenati e dai loro predecessori.

È quindi indiscutibile che da sempre, molto primo della Chiesa, i Santi hanno ritenuto l’esame di coscienza quotidiano come il mezzo più potente per giungere rapidamente alla purezza del cuore e, attraverso questo, alla perfezione cristiana. – Non solo i Santi consigliano questo esame di coscienza nei loro insegnamenti, ma ce ne incoraggiano ulteriormente mediante l’assidua pratica dello stesso con il loro esempio; infatti, sarebbe difficile trovare un solo Santo confessore che non abbia fatto ricorso ad esso a partire da una immaginaria scala che raggiunge la vetta della perfezione in S. Ignazio di Loyola che, non contento di esaminare la sua coscienza due volte al giorno, in accordo con le istruzioni degli antichi padri, non lasciava mai che passasse una sola ora senza ricordare a se stesso la ricerca minuziosa delle imperfezioni in tutti i suoi pensieri, parole ed azioni, intercorse durante quel breve lasso di tempo; pentendosi di ognuna delle più leggere di queste imperfezioni che potevano essere colte dall’occhio puro della sua mente, rinnovando nel suo spirito il proposito di trascorrere la successiva ora in maniera il più possibile impeccabile. Egli riuscì anche a comprendere come non sia possibile aspirare alla santità senza mantenere una vigilanza costante sul proprio cuore con l’esaminare tutti i suoi movimenti.

Quindi, chiunque fosse stato un osservatore attento del corso di tutta la sua vita, era in grado di dire che la vita di S. Ignazio era stata un continuo ed ininterrotto esame di coscienza.

Non sarà estraneo al soggetto presente il riferire un’espressione di stupore da parte del Santo che lo rende degno di grande meraviglia da parte nostra: avendo avuto un giorno la fortuna di incontrare uno dei padri della sua compagnia, gli chiese, con tono familiare, quante volte si fosse ritirato in sé per l’esame di coscienza fino a quell’ora. “Sette volte,” rispose quest’ultimo. “ahimè, ahimè … così raramente?” rispose il Santo, abbastanza stupito.

E non era ancora giunta la sera quando questo accadeva, e dovevano ancora trascorrere parecchie ore del giorno. San Francesco Borgia aveva anch’egli l’abitudine di praticarlo, almeno una volta in ogni ora: e pure S. Doroteo raccomanda la pia pratica a tutte le persone devote, come la più vantaggiosa per l’anima.

“Possiamo quindi dedurre, da come i Santi abbiano inculcato con tenacia ed intensità la pratica diligente sì intensa, che questo quotidiano esame di coscienza, debba essere uno dei mezzi più necessari per il raggiungimento della perfezione.

 

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