Medjugorje non è un luogo fisico, ma un modo di essere, e di pensare.

Medjugorje non è un luogo fisico, ma un modo di essere, e di pensare.

Medjugorje non è un luogo fisico, ma un modo di essere, e di pensare.

 

Rita Falsetto è americana di nazionalità, ha 40 anni ed è figlia di un calabrese emigrato negli Stati Uniti e di madre tedesca.

Ha avuto una formazione di assistente sociale, e nel corso degli anni ha lavorato in vari paesi in aiuto a giovani alcolisti e drogati, bambini di strada, anziani malati e degenti in ospedali psichiatrici.

Laureata in Organizzazione della Comunicazione ha fatto parte in Senegal (Africa), del Corpo di Pace fondato da J.F. Kennedy nel 1960, poi in Antigua (Guatemala) e in varie parti degli Stati Uniti; le è sempre piaciuto viaggiare per incontrare nuovi popoli e culture.

 

Rita, quando ha sentito parlare per la prima volta di Medjugorje? 

Medjugorje non è un luogo fisico, ma un modo di essere, e di pensare.
Padre Slavko

 

Se ripenso agli eventi accaduti negli ultimi sette anni a Medjugorje… allora mi rendo conto che è stata Maria a guidarmi, senza che io lo sapessi!

Per la prima volta ne udii parlare da una persona che c’era stata, nell’estate dell’87.

A quel tempo io non ero interessata per me, ma sapevo che mia madre aveva sempre desiderato di poter prendere parte a qualche pellegrinaggio.

Aveva già sentito parlare anche lei di Medjugorje, ed io venni a conoscenza di un pellegrinaggio che stava per partire… così decisi di offrirle il biglietto per il viaggio.

Mamma venne qui nell’ottobre dell’87 e al suo ritorno mi portò un Rosario… Lei mi raccontò tutto di Medjugorje ed anche delle esperienze vissute qui.

Ripensando ora a tutto questo capisco che fu allora che ebbe inizio la mia conversione, ma senza che me ne rendessi conto.

 

Il Santo Rosario 

Incominciai a pregare con quel Rosario e poi decisi di fare anche la Consacrazione a Maria, secondo L. Grignon de Montfort.

Ricordo che dissi “sì” a Maria, con tutto il mio cuore, desiderando davvero di fare tutto ciò che Lei avesse voluto da me, qualunque cosa avrebbe comportato, pur di fare la sua volontà!

Io credo che fu allora che Maria prese seriamente il mio “sì”, e così iniziò il mio viaggio a Medjugorje senza che io lo capissi veramente o sapessi qualcosa in proposito.

 

Quando lei arrivò a Medjugorje e incontrò per la prima volta P. Slavko?
Avevo letto e sentito parlare della guerra iniziata nella ex Jugoslavia e fui subito interessata alla sorte delle persone che vivevano là.
Venni in pellegrinaggio con un gruppo di americani, nel 1993, per una settimana, durante l’anniversario.
Fu allora che incontrai P. Slavko per la prima volta. Ritornai da Medjugorje con la netta sensazione di desiderare di tornarci per aiutare le persone, in qualche modo.
A quell’epoca io non pensavo all’aspetto spirituale di Medjugorje, ma unicamente ad aiutare la popolazione. Sapevo che Nostra Signora era presente là, …ma la mia vita spirituale non aveva ancora una priorità! (avevo dimenticato il mio “sì” a Maria).
Che cosa la portò alla decisione di rimanere a lavorare a Medjugorje?
C’era un’organizzazione degli Stati Uniti che lavorava per le vittime della guerra e di altre catastrofi.
Stavano pianificando d’invio dei gruppi di lavoro in aiuto alle vittime di violenze (soprattutto subite dalle donne) etc.
Io venni scelta per far parte di uno di questi corpi di assistenza e stavo per partire già nell’ottobre del ’93. Purtroppo, per sopravvenuti ostacoli economici, il progetto venne accantonato.
Io decisi allora di venirci comunque, con i miei mezzi. Così, a gennaio del ’94 tornai da sola a Medjugorje. Qui trovai un’organizzazione di aiuti umanitari chiamata “St. David’s relief” di provenienza dal Texas, che a Medjugorje lavorava per i rifugiati. Iniziai con loro come volontaria, lavorando in un orfanotrofio.
Guidavamo anche dei convogli umanitari verso varie località della Bosnia con provviste di cibo, vestiario e medicinali.Lavorai per sei mesi con questa organizzazione.
Fu in questo periodo che incontrai di nuovo P. Slavko, durante varie manifestazioni, e gli chiesi di potergli parlare di questioni spirituali e di fede.
Un giorno fu lui a chiedermi di incontrare Milona Von Hasburg, una giovane donna che aveva lavorato con P. Slavko, come traduttrice, per 10 anni.
Ci incontrammo e parlammo di tante cose. Lei allora mi chiese se fossi disposta ad aiutare P. Slavko per una parte del suo lavoro e per un nuovo progetto che aveva in mente: “Il Villaggio della Madre”.
Io risposi subito: “Certamente, perché no!..” (Milona stava pensando di lasciare Medjugorje perché aveva intenzione di sposarsi).

Di nuovo se ripenso a questi anni e agli eventi passati io posso solo dire che sono stati Nostra Signora e P. Slavko a scegliermi per lavorare a Medjugorje. Davvero non è stata una mia scelta: io ho soltanto detto “sì”!

Così cominciai a lavorare per P. Slavko, inizialmente aiutandolo per la fondazione e l’organizzazione del Villaggio della Madre: un progetto che gli stava molto a cuore!

L’idea gli venne durante la guerra, quando tante famiglie erano state smembrate e i bambini rimanevano senza genitori.

Lui pensava che il villaggio avrebbe potuto diventare un posto per accogliere sia i bambini orfani, sia queste famiglie ferite, o le madri vittime di violenze, che avevano rifiutato l’aborto.

Il Villaggio ha poi accolto varie categorie di persone, bisognose di aiuto o incapaci di prendersi cura dei propri bambini, perché vittime di droga o alcoolismo. E P. Slavko era davvero un Padre per tutte quelle creature!

 

Il mio lavoro

Tuttavia, col passare del tempo il mio lavoro comprendeva anche vari altri programmi: come l’organizzare i ritiri per i Sacerdoti, poi il festival dei Giovani, Seminari di digiuno e preghiera o d’altro genere…

Il mio lavoro consisteva nel fare tutto ciò che P. Slavko aveva bisogno che venisse fatto: ero esclusivamente al suo servizio, qualunque compito questo comportasse!

Fu durante questo periodo che anche la mia vita spirituale iniziò a crescere Si potrebbe dire che ero come una… “spugna” che assorbiva tutto ciò che avesse a che fare con la Madonna, la mia fede, la preghiera ecc.

Incominciai allora a trascorrere molto tempo, appena mi era possibile davanti al SS. Sacramento, senza rendermi conto né comprendere il perché: ma dovevo farlo.

 

Che cosa la colpiva maggiormente della personalità di P. Slavko?
Erano molti gli aspetti che colpivano in P. Slavko! La sua fede assoluta e la fiducia che aveva nella Madonna.
Dal momento che lui le aveva detto il suo “si” Lei aveva coinvolto tutto il suo essere. Era instancabile senza mai pensare a sé, neppure un attimo.
Era in “costante preghiera”. Quando era in ufficio, a mezzogiorno, mi diceva così, semplicemente, guardando verso il Kricevac: “Oh, inizia l’Angelus!”.
Se eravamo in macchina mi diceva: “Hai già detto i tre Rosari oggi?… Allora preghiamo il Rosario ora, o.k.?”. Io dicevo fra me e me: P. Slavko è “innamorato” della Madonna. Egli l’amava davvero intensamente.
A causa di quest’amore che nutriva per Lei egli viveva il digiuno e la preghiera. Egli viveva la conversione.
Egli viveva la Sacra Scrittura, i Sacramenti, l’Adorazione! Egli era un vero Apostolo ed un esempio “vivente” di fede, speranza, carità, perdono, pace, gioia, pazienza e umiltà!
Varie volte mentre l’osservavo parlare con una persona sentivo che lui era quella madre, quel padre quel fratello, o l’amico di cui quella persona aveva maggior bisogno, in quel momento!
Quando si era in presenza di P. Slavko si aveva la sensazione di essere la persona più importante e che contava di più per lui in quel momento.
Lo spirito di P. Slavko accoglieva l’intero essere di una persona, e per questo – stando in sua presenza – si aveva la sensazione di essere “avvolti” dall’amore stesso di Dio.
Quando lui guidava l’Adorazione in chiesa, sembrava che attraverso le parole di P. Slavko fosse Dio stesso che parlava direttamente al nostro cuore.
Io ritengo che questo fosse un “dono speciale” che gli era stato dato dalla Madonna. Egli era “costante”, non cambiava mai!
Padre Slavko

Nel corso dei giorni, settimane, mesi, anni, col sole, o con la pioggia, con la neve o la tempesta, sia se c’era il vento o se era malato, P. Slavko guidava il Rosario sul Podbrdo, la Via Crucis sul Kricevac, l’Adorazione in chiesa, parlava ai pellegrini.

Lui era instancabile nel suo lavoro qui: era guidato dalla forza e dall’Amore della Madonna..

P. Slavko possedeva anche un notevole “sense of humour”. Poteva – senza la minima esitazione – riportare il sorriso sul volto di qualcuno dicendo semplicemente quello che la persona aveva bisogno di sentirsi dire… con tanta saggezza e capacità di introspezione!

 

Secondo lei qual era il compito che P. Slavko sentiva come la sua vera “missione” nella vita?
Credo che il suo unico, vero impegno sia stato quello per la “salvezza delle anime”! Questo comprendeva naturalmente anche dar testimonianza, parlando di Nostra Signora, guidare il Rosario e l’Adorazione, pregare sulla montagna etc.
Il suo obiettivo principale era di “infiammare” gli animi e motivare le persone perché iniziassero a pregare: perché quando le persone iniziano a pregare vuol dire che i loro cuori si sono aperti!
E se i cuori sono aperti allora c’è spazio, magari ancora piccolo, per la Madonna e l’amore di Gesù e iniziare così un processo di conversione.P. Slavko è stato uno “strumento” di Maria che Lei ha usato per iniziare il suo processo di salvezza nelle anime.
Era la “guida spirituale” dei veggenti come pure una testimonianza d’amore per chiunque lo incontrasse. Lui diceva sempre: “Noi siamo alla scuola della Madonna!”.
Come chiunque può costatare tutti i libri che lui ha scritto rappresentano una guida allo studio di questa scuola e rappresentano delle “pietre miliari” per arrivare poi a diplomarsi! I titoli di tutti i suoi libri includono la parola cuore, perché lui sapeva bene che è nel cuore che ha sede l’amore.
Il primo passo lo fece pubblicando il libro “Pregate col cuore”, il secondo fu “Dammi il tuo cuore ferito”, seguito da “Alla scuola dell’amore”, “Celebrate la S. Messa con il cuore”, “Adorate mio figlio con il cuore”, “Seguitemi con il cuore”, “Siate simili al mio cuore” ed infine “Digiunate col cuore”.
Ne scrisse anche altri, e poi viaggiava per il mondo intero diffondendo il messaggio della Regina della Pace! Tutti i libri di P. Slavko si possono richiedere alla “Editrice Medjugorje”, Contrada Osservanza s.n., 65028 Tocco da Casauria (Pe).

Come poteva reggere lo “stress” di una simile scaletta di impegni e al tempo stesso trovare il tempo necessario per la preghiera?

 

Medjugorje non è un luogo fisico, ma un modo di essere, e di pensare.
Luogo dove padre Slavko morì sul Krizevac

P. Slavko aveva un calendario di appuntamenti davvero intenso! Egli aveva fatto questa scelta per il grande amore che nutriva per Maria.

Per lui non era importante quante ore riuscisse a dormire… la sola cosa che contava era il lavoro da svolgere per la Madonna e che fosse compiuto a dovere!

Lui non si lamentava mai di niente, diceva sempre: “Noi facciamo quel che possiamo… continua a camminare… persevera!” Anche questa era una grazia speciale ricevuta da Maria: la sua vita era una preghiera continua.

Ogni giorno scalava da solo il Podbrdo o il Kricevac e questo era il suo tempo speciale di meditazione e di comunione con Dio. P. Slavko bilanciava tutta la sua vita fra preghiera e digiuno.

 

Qual era l’atteggiamento di P. Slavko nei confronti della morte? Era cosciente del pericolo per lui di una vita tanto stressante?
Padre Slavko era convinto che noi siamo “pellegrini” su questa terra. Nel suo ultimo libro – “Digiuna con il cuore” – scrive così:
“L’intera vita dell’uomo e la sua attività può essere considerata nell’ottica di un pellegrinaggio.
Una persona non ha residenza stabile su questa terra, ma è in cammino verso la patria celeste: regno di pienezza di pace, di gioia, di unità e di vita eterna!E continua dicendo: “Non dimenticherò mai la testimonianza che diede uno dei veggenti quando raccontò che la Madonna aveva mostrato loro il Paradiso e qualcuno domandò: “E cosa si fa in Paradiso?”.
La risposta fu: “In Cielo si rende Grazie a Dio e sarà necessaria tutta l’eternità per esprimere questa riconoscenza, quando comprenderemo tutto quello che Dio ha fatto per noi!”.

P. Slavko probabilmente si rendeva ben conto di tutto lo stress al quale era sottoposto, ma per lui non contava, né era importante.

Scopo principale per lui era compiere il suo lavoro per la Madonna, qualunque ne fosse stato il prezzo!

L’intera sua vita è stata una preparazione alla sua morte perché lui sapeva che in quel momento si sarebbe trovato di fronte a Dio e alla Madonna: finalmente ora lui siede accanto alla donna che ha più amato nella sua vita, la sua Gospa, la Vergine Maria.

 

Che cosa ha significato la sua morte per lei personalmente Rita e cosa ricorda di quel giorno tragico a Medjugorje? 
La sua morte è stata molto significativa per me! Io penso che lui sia morto nel solo modo che avrebbe desiderato accadesse, e Dio, tramite Maria, gliel’ha concesso.
Non avrebbe potuto essere altrimenti. Come ho già detto egli scrisse ripetutamente come fosse importante fare tutto “con il cuore”: pregare, digiunare, confessarsi, adorare Gesù, celebrare la S. Messa, e tutto sempre per amore!
Lui è morto per un attacco fulminante al cuore, altrettanto significativo per come avvenne.La sua morte per noi è un segno che anche noi possiamo raggiungere il cielo.

Io credo che quando moriremo Dio non ci giudicherà in base a quante S. Messe abbiamo assistito, o quante preghiere abbiamo detto, ma ci chiederà piuttosto: “Quanto hai amato?”.Madre Teresa disse un giorno: “Dio vede soltanto il nostro amore…”.

Io ero là quando P. Slavko morì. Lui morì fra le mie braccia. Io lo vidi lottare per respirare, lottare per non perdere la coscienza. Io

mi sentivo impotente ad aiutarlo e iniziai a gridare al soccorso (è molto difficile spiegare ciò che si prova osservando lo spirito della vita che abbandona il corpo fisico).

Il suo viso cambiò colore e da rosato divenne terreo. Io gli sussurravo: “Padre, resisti, lotta, non andartene!”. In quel momento c’era lì un dottore che disse: “E’ morto!”.

Mentre io gli tastavo il polso accadde qualcosa di molto strano: P. Slavko sollevò all’improvviso la testa, aprì gli occhi e con uno sforzo estremo… esalò il suo ultimo respiro!

Nel momento in cui lui morì, io sentii come se una freccia penetrasse nella parte più intima della mia anima con una sensazione di Pace talmente intensa…

che a parole non si può esprimere, la Pace che provai! Immediatamente fui certa che tutto andava bene e provai una grande consolazione sapendo che P. Slavko era nella Pace.

Dopo noi trasportammo il suo corpo giù dalla montagna, ma ci volle più di un’ora perché il terreno era molto viscido per la pioggia: alla quarta Stazione ci raggiunse Padre Svetozar Kraljevic che gli impartì gli estremi riti.

 

Che piani ha ora per il futuro Rita, pensa di rimanere a Medjugorje per continuare il lavoro iniziato da P. Slavko?
Dopo la morte di P. Slavko ho deciso di rimanere qui ancora un anno per aiutare la Parrocchia in questo periodo di cambiamento.
Quest’anno, il 2001, sto lavorando al “Villaggio della Madre” (ora affidato alle cure del Provinciale dei Francescani, che dovrà anche decidere di nominare un direttore per il Villaggio, che è mantenuto unicamente dalle donazioni di persone di tutto il mondo).

Sto poi organizzando il ritiro per i Sacerdoti e il Festival dei Giovani, che si tiene ogni anno in Agosto. Tuttavia mi sto rendendo sempre più conto che il mio tempo qui a Medjugorje si è concluso.Io so che Medjugorje continuerà perché è nostra Signora che la sta dirigendo e guidando e Lei sa cos’è il meglio per Medjugorje! Io non sono affatto preoccupata di questo.

 

Se dovesse riassumere in poche parole gli eventi di questi 8 anni, trascorsi a Medjugorje, cosa direbbe?
Sono arrivata a convincermi che, per me, Medjugorje non è un luogo fisico, ma un modo di essere, e di pensare.
E’ un posto nel mio cuore che io posso raggiungere in qualsiasi momento! Un rifugio di pace, dove mi sento protetta, verso il quale correre sapendo che di tutti i miei problemi, angosce, paure, debolezze e ansietà si prenderà cura Maria, mia Madre.
Lei li abbraccerà gentilmente col suo amore e li porterà per me a suo figlio Gesù. Dovunque io vada io non lascerò mai veramente Medjugorje, perché resta per sempre nel mio cuore questo luogo d’amore!
E io so di dover condividere questo “luogo d’amore” con le persone che il Signore porrà sul mio cammino di vita.
Che cosa ha significato P. Slavko per la sua vita e la sua crescita spirituale?
Mi è molto difficile definire con parole mie ciò che P. Slavko ha significato per me e la mia vita spirituale. Vorrei piuttosto riprendere una citazione di un famoso filosofo americano cattolico Peter Kreeft, che in un suo libro
(“The Intellectuals speak about God”)
descrisse ciò che io veramente penso sia stato P. Slavko: “un Saggio”!
Così lui ne descrive le caratteristiche: “Il saggio possiede un’insolita capacità di penetrazione dell’animo umano, del carattere, della natura umana come pure dei bisogni peculiari e delle aspirazioni di un individuo.
Il saggio è un pioniere e le sue intuizioni – radicalmente nuove – diventano il motto delle future generazioni.L’umiltà che deriva da humus (= terra) è una delle sue virtù.
Un saggio è “terreno”, si sente a suo agio con te. Egli pensa a te continuamente e non a sé stesso.
Egli ha spazio dentro di sé per te perché possiede ampi spazi e case ospitali nel suo spirito.
Egli è adatto per cambiare situazioni e bisogni umani. Nessuno sa mai quale risposta gli verrà data poiché lui vede i bisogni di chi lo interroga, ben sapendo che il vero interrogativo è la persona stessa e non la sua domanda!
Il saggio possiede amore, compassione, altruismo, umiltà e perseveranza, non parteggia né a destra né a sinistra.

Egli è capace di sfida, è spesso sorprendente e imprevedibile, sempre creativo per gli altri!”. Ecco tutto questo era anche P. Slavko, che io ritengo veramente essere stato “un Profeta” per il nostro tempo.Penso che un giorno forse arriverò a capire ciò che lui ha significato per la mia vita spirituale, ma solo dopo aver avuto del tempo per meditare su questi ultimi 8 anni.

Ritengo mi ci vorrà una vita intera per comprenderlo del tutto! Una cosa sola so con certezza: che è stato un “dono speciale” che Maria, nostra Madre mi ha fatto; aver potuto conoscere,

lavorare e stare con P. Slavko Barbaric per tutti questi anni. Io ringrazio la Madonna ogni giorno per questa grande, meravigliosa grazia!

 

Fonte web

Traduzione e Redazione: Angela Bevacqua Schneider

(DA: Rivista “Medjugorje – Torino”)

 

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