COME PREGARE PER LA GUARIGIONE FISICA

COME PREGARE PER LA GUARIGIONE FISICA

(Tarcisio Mezzetti)

COME PREGARE PER LA GUARIGIONE FISICA

Padre Dennis Linn racconta: pregare per la guarigione è molto semplice, vuol dire soltanto diventare una sorgente dell’amore di Gesù per un’altra persona.

Io imparai quanto fosse facile operare guarigioni quando mi trovavo in India e pregavo per la guarigione fisica con due persone note per il loro forte carisma di guarigione. Un vescovo venne a chiederci una preghiera e, poiché gli altri erano già occupati, io ed un altro sacerdote ci occupammo del Vescovo. Pensai: è formidabile, pregherò per questo Vescovo e lui guarirà; allora dirà ai suoi sacerdoti che le guarigioni sono autentiche, reali, e le parrocchie fioriranno in tutta l’India. Il Vescovo soffriva di problemi cardiaci che gli provocavano gonfiore alle gambe e così cominciai a pregare affinché il gonfiore diminuisse. Pregai per qualche minuto, ma senza che si verificasse alcun cambiamento. Continuai a pregare seguendo ogni via che conoscevo; chiesi perfino al Vescovo se avesse qualcuno da perdonare. Ma nulla sembrava giovare: il Vescovo si trovava alla fine nello stesso pessimo stato di quando avevamo cominciato. Infine interruppi la preghiera e mi sentii molto esausto e inutile. Mi chiesi se vi fosse in me qualche ostacolo che tratteneva il Signore dall’operare per mio tramite.

Questa è la differenza base che passa tra un guaritore o pranoterapista, e uno che usa i carismi: non sa mai quando il Signore opera.

Mentre sedevo in preda a questo senso di inutilità, due uomini fecero entrare una donna di 28 anni che si chiamava Poline. Circa sei mesi prima ella era stata vittima di un incidente ferroviario presso Bombay. Tutti gli amici che la accompagnavano su quel treno, erano morti gridando aiuto tra i rottami: dei 60 passeggeri presenti in quella carrozza, soltanto Poline era sopravvissuta. Per estrarla fu necessaria la fiamma ossidrica, ma questa aveva troncato i nervi di Poline al ginocchio. Per questo motivo non poteva più camminare regolarmente e doveva indossare calzature ortopediche con protesi metalliche. Nell’incidente si era anche lesionata la schiena per cui aveva problemi anche col busto. Soffriva inoltre di insonnia e depressione perché le tornavano sempre alla mente l’ossessionante fragore dei due treni che si scontravano e le grida angosciate e spaventose dei suoi amici che chiedevano aiuto. Poline si era rivolta a molti medici dopo l’incidente, ma nessuno aveva potuto aiutarla di più. Scoraggiato dall’insuccesso con il Vescovo, ignoravo il suo caso e credevo che la gravità di esso richiedesse la presenza delle due persone con carismi particolarmente forti. Ma queste erano ancora impegnate per cui ci mettemmo a pregare su Poline io, il sacerdote che era con me e il Vescovo non guarito, e decidemmo di pregare fino a che qualcuno fosse venuto a sostituirci. Scoprimmo che Poline non parlava inglese, così tutte le preghiere di guarigione interiore che io avrei potuto recitare per curare il trauma di Poline, erano inutili, parlava indiano. Tutto ciò che potevamo fare era sostenerla ed amarla come la amava Gesù; pregammo così in totale silenzio per 5 minuti. Poi, mediante un interprete, le chiedemmo cosa stesse provando; dovevo chiederglielo perché di solito non so con esattezza ciò che Dio sta operando. Ho imparato che non c’è bisogno di usare parole drammatiche per pregare, tipo: “Gesù guariscilo! Gesù apri il suo cuore!” basta che lo amiamo come Gesù, il resto lo fa Lui. Tutto ciò di cui ho bisogno è l’amore; quando non so che cosa stia avvenendo, non faccio altro che chiederlo alla persona e poi prego che si compia o progredisca sempre più ciò che sta accadendo. Poline disse più tardi: sentivo come se Gesù mi stesse sostenendo; Egli uscì verso di me come da una luce chiara ed ecco per la prima volta da sei mesi, tutta la mia depressione e tutta la mia ansia se ne sono andate, mi sento libera. Noi avevamo pregato Gesù perché la sostenesse e le desse la sua pace, perciò pregammo perché questa pace crescesse. dopo altri 5 minuti di preghiera, quando chiedemmo a Poline cosa succedeva, disse: sento come se il mio piede formicolasse, comincio a sentire delle sensazioni. Allora cominciammo a pregare per il piede destro; dopo altri 5 minuti poteva muovere il pollice (ricordiamo che i nervi erano stati tagliati); altri 5 minuti di preghiera e poteva muovere tutte le dita; dopo altri 5 minuti muoveva regolarmente tutto il piede. Non avevamo neppure pensato di pregare per la schiena di Poline, ma anche essa fu guarita.

In 30 minuti il Signore le aveva guarito la schiena, il piede e le aveva fatto sparire la depressione. Da quella preghiera sono trascorsi ormai 5 anni e nessuno dei sintomi è mai più ricomparso. Eravamo sbalorditi che Poline avesse ricevuto una tale guarigione; immaginate il Vescovo! Ma il nostro stupore era fuori luogo in quanto le profonde guarigioni che Poline ha potuto sperimentare, si verificano ogni volta che si prega su un ammalato, con la compassione di Gesù.

La gente dice: non guarisci? E’ perché non hai fede! Non è così: uno che fa un simile discorso, non ama, perché noi non sappiamo quanta è la sua fede, neppure conosciamo la nostra…

Ogni volta che preghiamo concentrandoci non sulle tecniche di preghiera, né sui risultati che otterremo, ma soltanto nell’amare la persona ammalata proprio come l’ama Gesù, tutti coloro che sono coinvolti nella preghiera sperimentano tre cose:

 

    1. una maggior pace (anche chi prega), che non c’era prima della preghiera

 

    1. una comunità più unita di prima tra quelli che pregano

 

  • un senso più profondo di essere Gesù

 

 

La pace che Poline sperimentò era così profonda, che mise fine per sempre alla sua depressione e alla sua ansia che non erano nemmeno state scalfite dalle medicine e dalle terapie.

Inoltre il senso di appartenere a una comunità che noi provammo, sebbene parlassimo lingue diverse, fu ben più profondo di quando si possa dire a parole. Sentimmo nell’intimo del nostro cuore, la ragione per cui Gesù volle chiamare l’emorroissa “figlia”(Mc 5,34): perché era inclusa nella sua comunità, addirittura nella sua famiglia.

Dovete pregare così, come se la persona su cui pregate e quelle che pregano con voi, siano una famiglia sola, veramente intimamente fratelli.

Infine, mentre pregavamo per Poline, capimmo veramente cosa significasse essere Gesù, il quale trascorse gran parte della sua vita terrena lasciando che l’amore taumaturgico del Padre guarisse i suoi figli ammalati.

La crescita nella pace, il senso di comunità e dell’essere Gesù, sono i doni più profondi concessi nelle preghiere di guarigione.

Questi doni vengono sempre concessi quando ci concentriamo nell’amare come faceva Gesù, e nel ricevere il suo amore. Benché questi doni vengano sempre concessi, mai avevo visto una guarigione fisica verificarsi con tanta pienezza.

Dopo aver pregato per Poline, mi misi da una parte e pensai: non capisco! Perché quando ho pregato con fede profonda per il Vescovo non si è verificata alcuna guarigione fisica?

Come mai quando invece ho pregato per Poline, questa è stata guarita?

Ho pensato poi a due ragioni che mi aiutano a comprendere quella strana serata.

La prima ragione riguarda il mio atteggiamento: quando pregavo per il Vescovo, ero preoccupato di trovare la tecnica giusta perché nulla sembrava funzionare; al contrario, quando pregavo per Poline, dato che non parlava inglese, non potevo usare nessuna tecnica precisa. Così non mi rimaneva altro che tentare di perdere me stesso in Gesù e di essere Gesù per Poline.

Pregando per Poline non avevo alcuna fiducia nella mia preghiera, ma soltanto nell’amore di Gesù.

Ma la seconda ragione per cui tutto ciò si compì per Poline era l’atteggiamento di Poline.

Poline era così fiduciosa di ricevere l’amore di Gesù che era venuta quella sera con i sandali in un sacco di carta: ella credeva che se qualcuno avesse pregato per lei, non avrebbe più avuto bisogno delle sue grosse scarpe ortopediche.

La guarigione ha maggiore probabilità di successo non solo se le persone che pregano sanno lasciarsi invadere dall’amore di Gesù che scorre in loro, ma anche se colui che riceve la preghiera sa, come Poline, assorbire quell’amore e aspettarsi che l’amore di Gesù la guarirà.

Pregare con l’amore taumaturgico di Gesù è così semplice che possiamo pregare, come nel caso di Poline, senza fare uso neppure di una parola: se stiamo pregando per qualcuno, tutto ciò che dobbiamo fare è cercare di diventare Gesù per lui. Divenire Gesù significa che non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me.

Così quando intraprendiamo la preghiera noi possiamo provare a raffrontarla con la stessa compassione di Gesù, chiedendogli perfino DOVE e COME Lui imporrebbe la mano.

Insomma: si tratta solo di permettere all’amore di Gesù di scorrere dai nostri cuori, attraverso le nostre mani, verso la persona su cui stiamo pregando, mentre noi diventiamo Gesù. Quando ci identifichiamo in Lui, sapremo se dobbiamo dire o fare qualcosa per effondere il suo amore, o se invece dobbiamo essere semplicemente Gesù che ama. Se capiterà di dire qualche suggerimento: poche parole, non come fanno i pagani.

Se invece stiamo ricevendo la preghiera dobbiamo semplicemente assorbire l’amore di Gesù, facendo la preghiera del respiro, aspirando il suo amore. Il resto lo fa Lui.

Un’immagine utile a questo scopo è quella di immaginarci di essere distesi su una spiaggia calda, con il sole che irradia tutto il nostro corpo, mentre noi permettiamo che la luce taumaturgica di Gesù ci riempia gradualmente, entrando dentro il nostro corpo. Allora ecco che è utile inspirare l’amore di Gesù ed espirare ogni forma di oscurità.

A meno che avvertiamo che qualche cosa ci trattiene, che abbiamo dei pensieri per la testa, basterebbe soltanto RICEVERE l’amore di Gesù. Non dobbiamo pensare a NULLA, dobbiamo soltanto ricevere l’amore di Gesù.

Se stiamo pregando per la guarigione di qualcuno o se stiamo ricevendo la preghiera di guarigione, ciò che guarisce non siamo noi e neppure il “fluido”: è l’amore di Gesù.

Mentre questo amore fluisce in ogni cellula del nostro corpo, ecco che noi diventiamo Gesù: nella misura in cui siamo Gesù noi possiamo guarire noi stessi e possiamo guarire gli altri.

Fate ora una pausa di silenzio nella quale ringraziate Gesù per quello che ha già operato in voi e preparatevi ad essere guariti dall’amore di Gesù.

Disponete, seduta su una sedia, la persona su cui si prega e in piedi tutto intorno chi prega su di lei; sia che abbia o non abbia ricevuto l’effusione, tutti possono pregare se sanno amare come ama Gesù.

Mettiamoci ora in preghiera: con la mano sul cuore chiediamo al Signore la grazia di avere il cuore di Gesù perché Lui possa usare il nostro cuore per guarire adesso, e rifiutiamo tutto quello che non va bene, tutti gli ostacoli.

Inspiriamo Gesù, trasformandoci in Lui, con la sua compassione per gli ammalati, mentre diciamo al Padre: “Abbà, usaci!”

Cerchiamo di capire la frase di Paolo che dice: “non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me”.

Quelli che pregano alzino la mano destra verso Gesù e preghino perché questa mano divenga la mano di Gesù, la mano che guarisce.

Esperimentate la compassione di Gesù per l’ammalato.

Quando sentite nel vostro cuore la compassione di Gesù, posate la mano sull’ammalato, dove sentite che l’amore e la delicatezza di Gesù la metterebbe, con la sua stessa cura e gentilezza.

Sempre rivolti al Padre, con la mente dite: “Abba!” e fate scorrere la luce di Gesù che guarisce, attraverso la vostra mano, e lasciatela fluire nella parte ammalata, nel vostro fratello, con la pace di Gesù, la forza di Gesù e la salute che viene da Gesù.

Vivete questo momento come lo vive Gesù.

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